A Berlino, città d’Europa tra le più dense di storia e di cultura, nidificano
130 specie di uccelli e crescono 420 mila alberi. “Unter den Linden”, il viale
dei tigli, è una delle strade più belle ed evocative della città: quando questa
era sfregiata dal muro, i tigli stavano nella parte orientale. Attigua al viale
c’è la Bebelplatz. Qui, il 10 maggio 1933, nell’allora “piazza dell’Opera”, i
nazisti bruciarono, in un immane rogo, circa 25.000 libri ritenuti pericolosi.
La distruzione è ricordata da un'opera di Micha Ullman: un pannello luminoso,
inserito sulla superficie della strada, che lascia intravedere una camera piena
di scaffali vuoti. Accanto, una targa con una citazione di Heinrich Heine, il
grande poeta romantico, progressista, che aveva denunciato la “caserma
prussiana”: «Quando i libri vengono bruciati, alla fine verranno bruciate anche
le persone». Adesso sappiamo quanto queste parole fossero tragicamente
premonitrici. Recentemente, nella stessa piazza – intitolata nel 1947 all’uomo
politico socialdemocratico August Bebel – si è svolta la mostra “United Buddy
Bears”: oltre 140 sculture a forma di orso, ognuna creata da un artista diverso,
che si tengono per mano l'una accanto all'altra, a simbolo della tolleranza e
della convivenza pacifica tra le culture e le religioni. La città cosmopolita,
spregiudicata e colta degli anni prima del nazismo, la città che fu poi simbolo
del potere hitleriano, devastata dalla guerra, il cui Reichstag, il Parlamento,
ha oggi una cupola di vetro – trasparenza e luce –possiede un enorme spazio
libero: l'ex-aeroporto Tempelhof, che è adesso un Volkspark (parco pubblico).
Nel 1926, qui nacque la Lufthansa; nel 1936, venne costruito l’edificio forse,
al tempo, più grande del mondo. 1,3 chilometri di saloni di granito in cui
gestire il traffico aereo ed accogliere i viaggiatori nel Reich che si definiva
millenario. Nel 2008, l’aeroporto viene chiuso. La vasta superficie all'aperto
di 386 ettari e uno dei più grandi edifici del mondo, il tutto in una zona
centrale, sono destinate ad un uso pubblico: diventano un bene comune. Non so:
sono rimasto affascinato da questa cosa. Il vuoto di un tale spazio nel pieno
della città. Il verde, le piste ciclabili, quelle per skateboard o per jogging;
superfici per grigliate o per cani o per picnic. Lo spazio, insisto: lo spazio,
per tutti. Gli ingressi aperti dall'alba al tramonto. Non so: mi sembra una
bella metafora per il bene comune, per l’amministrazione pubblica, per il
concetto filosofico e spaziale di apertura.
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