sabato 22 ottobre 2011

Filosofia o Prozac

Pare che, oggi, infilare nel titolo di un libro la parola “filosofia” o il nome di un filosofo sia un buon viatico per il successo. Fame di conoscenza, o fenomeno di moda? Tra i tanti, ricordo, non recentissimo ma molto gradevole, “Platone è meglio del Prozac”. Mi viene da pensare che, se il grande Charles Schulz avesse disegnato oggi Lucy, non l’avrebbe posta in un box con il cartello “Psychiatric Help 5 Cents”, bensì “You need philosophical help”. In un mondo che chiede e nega, al contempo, autonomia, la capacità di darsi norme e regole per conto proprio, la filosofia fornisce strumenti, parole e terreno di sviluppo. Aiuta le persone ad affrontare i dilemmi etici, compresi quelli legati ai grandi temi della vita e della morte. Alain de Botton fa degli argomenti filosofici dei veri e propri “self help books”, perché “consolazione viene da cultura. L’educazione è decisiva. Ma chi la produce non sembra consapevole del fatto che la cultura è consolante e aiuta. Abbiamo bisogno di didattica, apprendimento, insegnamento. Non siamo solo esseri indipendenti, razionali, individuali. Abbiamo bisogno di parole come moralità, consolazione, guida”. Alla filosofia si chiede un’azione terapeutica sull’autostima individuale e sulla capacità di stare al mondo, interpretandolo. Già il filosofo Boezio, vissuto a cavallo tra il V ed il VI secolo dopo Cristo, incorso in disgrazia politica aveva cercato conforto nelle riflessioni filosofiche, scrivendo la sua grande opera “De consolatione philosophiae”. Una vocazione terapeutica, consolatoria, pratica della filosofia. D’altronde, Boezio sa che l’unica vera conoscenza che vada al di là del nostro presente è quella divina, perché ciò che per noi è futuro, per Dio è presente. Solo Dio conosce pienamente il futuro: ogni evento é l'effetto di una causa, e Dio, conoscendo le cause, conosce simultaneamente anche i loro effetti, e poiché la volontà umana fa parte delle cause che danno luogo a eventi, Dio conosce anche quale é la volontà dei singoli, benché il fatto che egli la conosca non significhi che egli annulli la libertà del volere. Tommaso dirà: come quando vediamo un vascello e sappiamo già quale sarà la sua rotta, ma non per questo possiamo influenzarla, così Dio sa già come ci comporteremo ma non per questo limita la nostra libertà. Ma bastano pochi secoli, e Karl Marx scrive (è il 1845) la sua XI tesi su Feuerbach: "I filosofi hanno solo interpretato il mondo, in modi diversi; ora si tratta però di cambiarlo". Heidegger diceva che il pensiero ha il compito di cercare l’unica cosa di cui c’è bisogno, cioè che manca. E il philosophein è il cercare, appunto, ciò che manca. Se per Marx essere nel mondo è una necessità ineluttabile per il pensiero, cui esso non può opporsi, la necessità che si pone, quindi, è quella del
trasformare. Meditiamolo..

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