venerdì 11 novembre 2011

Autonomia e speranza

Quando si pensa alla costruzione di un processo ordinato, che dal bisogno sia capace di muoversi verso possibili soluzioni, si deve immaginare una prospettiva di analisi e di lavoro il più possibile ampia. Questo è ancora più necessario quando si tratta di o con categorie ampie e assai differenziate, come i giovani, di cui vorrei parlare oggi. Si parla molto della urgenza di costruire “politiche giovanili”: ma da cosa partiamo? Cosa sono, i giovani? Non oggetti da gestire, ma persone e cittadini che già oggi possiedono capacità da mettere all’opera per contribuire a generare idee e ad immaginare risposte per affrontare le sfide attuali della convivenza sociale. Oggi si parla di empowerment: favorire le condizioni perché un determinato gruppo sociale possa essere attore protagonista della comunità del presente e del futuro. È allora indispensabile ragionare sulle connessioni tra i/le giovani e la comunità. Comunità intesa come l’insieme (di natura fisica, sociale e simbolica) di beni e responsabilità che individui diversi necessitano di avere in comune per potere vivere una vita dignitosa; e anche, l’insieme delle relazioni mediante le quali si producono, si mantengono, si migliorano i beni e le responsabilità in comune. Quindi, la partecipazione sociale e politica costituisce il dispositivo essenziale per produrre, mantenere e migliorare i beni e le responsabilità comuni. ”Essere giovani vuol dire tenere aperto l'oblò della speranza, anche quando il mare è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”, ha scritto Bob Dylan. È noto come, negli ultimi anni, le nostre società siano profondamente cambiate: da una parte le opportunità di scelta ed azione sono aumentate ed il riconoscimento formale della libertà di realizzarsi in autonomia si è progressivamente affermato in sempre più sfere della vita; dall’altra, lo sviluppo delle nostre società ha generato uno scenario sociale caratterizzato da incertezza, rischi e insicurezza. I giovani sono nel pieno delle potenzialità auto-espressive, eppure sono anche vittime di uno scenario sociale che li rende fragili ed esclusi. Occorre costruire, insieme a loro, strategie di autonomia. Costruire un principio-speranza, per usare il termine di Ernst Bloch. Autonomia e speranza, un binomio fatto di stile cognitivo e di capacità di agire, che, a partire dai giovani, possa farsi davvero stile e cifra di una comunità.

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