domenica 4 marzo 2012

Apollineo e Dionisiaco

Il professor Tullio Gregory, in un recente articolo, lamenta giustamente il fatto che la riforma del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) abbia ulteriormente marginalizzato il settore delle scienze umane: dalla filosofia all’economia, alla sociologia alla storia dell’arte, alla linguistica. Si tratta di un non nuovo “declassamento” delle scienze umane rispetto alle scienze “dure”: la fisica, la chimica, l’ingegneria, la geologia, e via dicendo. Un pregiudizio? Certamente, e, come tutti i pregiudizi, tanto self-evident, quanto difficile da sfatare. Si tratta dell’idea che le scienze umane siano poco adatte a confrontarsi con la contemporaneità. Vanno in questa direzione anche gli appelli che, tutti gli anni, si susseguono perché ragazzi e ragazze si iscrivano a facoltà “scientifiche” invece che rivolgersi ad una scelta umanistica. Posto che alcune discipline, come l’economia, sono difficilmente posizionabili nell’uno o nell’altro versante, mi domando quale miopia sia sottesa a questo pregiudizio. Non c’è di meglio, credo, di un laureato in filosofia per occuparsi, in una azienda, della cosiddetta “risorsa umana”, termine brutto per dire le persone che ci lavorano. L’abitudine alla flessibilità mentale e la capacità di relativizzare saranno di grande aiuto per la mediazione, il giudizio, la scelta. Non c’è niente di più potente ed efficace del mito per narrare e comprendere le grandi questioni di oggi. Gli archetipi culturali della Grecia antica (e ci sanguina il cuore, a vedere così in difficoltà, oggi, quel Paese) sono la chiave per capire tanti drammi e tipi umani, da chi uccide per amore, a chi è accecato da invidia e cupidigia, a chi si illude di potenza e precipita poi nell’errore e nel disonore. Affrontiamo meglio la crisi di oggi, se pensiamo ai grandi dilemmi, ai grandi sacrifici del mito: il fegato di Prometeo divorato da un’aquila, perché ha donato il fuoco agli uomini; l’odio implacabile di una donna offesa nel matrimonio e nell’amor materno, e Clitemnestra fa trucidare il tronfio marito Agamennone la sfida al dio punita come tracotanza, e Apollo, impassibile, fa scorticare vivo Marsia. Oggi ci sentiamo tutti un po’feriti da rapaci che volteggiano senza tregua, mentre noi umani non sappiamo come ripararci; traditi, e certo non possiamo reagire con la violenza di Clitemnestra; scorticati nella speranza, nell’attesa, nella fiducia. Leggiamo queste pagine: saremo meno smarriti.

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