sabato 10 marzo 2012

Luci e ombre del progresso

Il mito del progresso è tra i più potenti che la storia del’umanità abbia prodotto. Progresso illuminismo razionalità, contrapposti ad oscurantismo sanfedismo sonno della ragione. La fede acritica nel progresso può essere, appunto, una fede. Accade quando il progresso, invece che un sistema dinamico di relazioni, scoperte, inclinazioni, discussioni, diviene un feticcio buono per giustificare o avvalorare decisori e decisioni senza contestualizzare gli uni e le altre. Una cosa che è progresso in un’epoca può essere oscurantismo in un’altra. La rivoluzione industriale fu senz’altro un momento di progresso dell’umanità; le devastazioni sociali che produsse, l’inquinamento, la depredazione delle risorse naturali ebbero come contropartita il poter gettare le basi di un sistema di vita più egualitario e garantito. Oggi, non è più così. Oggi progresso significa non sfruttamento ma uso oculato, non crescita ma, addirittura, decrescita, non dominio sulla natura ma rispetto e ascolto. Scriveva Nietzsche: “ Si chiami pure “ civilizzazione “ o “ umanizzazione “ o “ progresso “ ciò in cui oggi viene cercato il tratto distintivo degli Europei; o lo si chiami semplicemente senza lode e biasimo, con una formula politica, il movimento democratico dell’ Europa; dietro tutte le ragioni morali e politiche ostentate, a cui si rimanda con tali formule, si compie un immenso processo fisiologico che si fa sempre più fluido – il processo di un’ omogeneizzazione degli Europei, il loro crescere distaccato dalle condizioni nelle quali sorgono razze legate al clima e alle classi, la loro crescente indipendenza da ogni milieu determinato che vorrebbe imprimersi per secoli sempre con le stesse esigenze nell’ anima e nel corpo – dunque la lenta ascesa di un tipo umano essenzialmente sovranazionale e nomade che, detto in termini fisiologici, possiede, come suo contrassegno caratteristico, un massimo di arte e forza di adattamento […]”. Adattamento e nomadismo, piuttosto che tendenza identitaria: ecco i segni del progresso, secondo Nietzsche. Il grande filosofo tedesco Ernst Bloch, alcuni decenni dopo, scriverà: “Il concetto di progresso non sopporta ‘cicli culturali’ nei quali il tempo è inchiodato allo spazio in modo reazionario, ma ha bisogno, in luogo di unilinearità, di un multiversum ampio, elastico, pienamente dinamico, un continuo e spesso intrecciato contrappunto delle voci della storia”. Il segno più fecondo dell’idea di progresso, oggi, è forse in questa capacità di contrappunto e di dinamicità. Progresso, insomma, versus pre-giudizio.

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