sabato 31 marzo 2012

Flora e Fiori

La dea Flora è rappresentata, in una festa di grazia e di bellezza, da Sandro Botticelli nel suo splendido dipinto “La primavera”. Un omaggio alla bellezza, condotto con grande maestria, con cultura alchemica e simbolica, un impianto metaforico eccezionale e una poesia insuperata. Flora, questa dea lucente, era una antica divinità italica che presiedeva alla fioritura: la bellezza del fiore, ma anche la promessa di un buon raccolto. La dea divenne, quindi, simbolo della primavera e protettrice, oltre che dell’agricoltura e dell’apicultura, della giovinezza e delle donne che desideravano un figlio. Dal 28 aprile al 3 maggio, nell’antica Roma, in un tripudio di fiori, si celebravano le Floralia, feste solenni, in onore della “ministra di Cerere”, dea delle messi. Il rapporto tra i fiori ed il mito è forte: Aiace viene trasformato in un giacinto, e Giacinto era il nome di un giovinetto, amato da Apollo e da Zefiro, ucciso per gelosia e trasformato da Apollo nel fiore omonimo. Clizia ama in modo disperato lo stesso Apollo, fino a lasciarsi consumare d’amore, e questi la trasforma in un girasole. Ma anche nel mondo cristiano, il linguaggio dei fiori è molto presente: le “infiorate” erano frequenti, durante le feste comandate e le pratiche devozionali, e uno degli epiteti della Vergine Maria è “rosa mistica”. La simbologia della rosa percorre, attraverso secoli, il pensiero teologico e mistico. Il Fiore de’ Fiori , un manoscritto alchemico, fu un’opera importantissima nel Medioevo. Ma torniamo a Maria, per leggere insieme parte della bellissima preghiera che Dante Alighieri, nella Commedia, fa proferire a San Bernardo […] Nel ventre tuo si raccese l’amore, per lo cui caldo ne l’etterna pace così è germinato questo fiore […]. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate.

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