domenica 13 maggio 2012

I frutti di Demetra


Una donna a cui viene rapita la creatura. È Demetra. Persefone, la figlia adorata, viene sottratta alla luce e alla madre dal dio degli inferi, Ade, che, per imprigionarla nel suo regno sotterraneo, le fa mangiare un melograno. Perché questo frutto? La simbologia è trasparente: il melograno lo si coglie. Cosa fa, Demetra? Toglie la fertilità alla Terra. La Terra diviene sterile. Immaginiamoci una Terra sterile. Anni fa (1983), un film, “The day after”, che i cinofili reputano di serie B, ma che influenzò moltissimo l’immaginario di una generazione, mostra gli effetti del dopo bomba atomica. È così che doveva presentarsi la Terra inaridita dal dolore di Demetra: grigia, opaca, polverosa, lunare senza la magia della Luna. Ma è potente anche l’immagine di Demetra che vaga per ogni dove, ululando, disperata, folle di dolore per la figlia. Lei, per la quale il poeta Callimaco scrisse: “Quando passa il canestro, dite, o donne:/Salve Demetra, molte volte salve,/generosa di cibo, ricca a staia”. Demetra ritrova Persefone, la figlia, e il responso finale è che la giovane donna dovrà trascorrere sei mesi con la madre e sei mesi con lo sposo. È, chiaramente, il ciclo delle stagioni. Ma è anche il riconoscimento del fatto che una donna non deve consegnarsi completamente all’ordine del maschio, ma può ancora stare nel discorso materno. “Salve Demetra, molte volte salve, generosa di cibo, ricca a staia. E come sono quattro le cavalle di chioma bianca che il canestro tírano, così la grande dea; molto potente, verrà portando bianca primavera e bianca estate e inoltre inverno e autunno e ci proteggerà da un anno all'altro”. Io credo che molti uomini compiano atti di violenza truce sulle donne, perché non sanno e non vogliono riconoscere quella potenza. La potenza della nascita, del dar vita, della primavera che”non bussa, ma entra sicura”: come scrisse un uomo, Fabrizio De André. “Salve, dea, conserva questa città in concordia e in opulenza. Porta tutti i prodotti della terra, ai buoi da' nutrimento, porta i frutti, porta la spiga, da' la mietitura, anche la pace nutri, perché mieta, colui che arò”.

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