Ho trovato, su una bancarella, un aureo libretto dei tempi andati: un
“Breviario di letteratura infantile”, di Lina Passarella, editrice La Scuola.
L’anno era il 1944: annus horribilis, tra i tanti, per il nostro Paese e per il
mondo intero. La Seconda guerra mondiale era in pieno svolgimento, tra
battaglie, massacri, bombardamenti, sbarchi. L’Italia, occupata dalle truppe
tedesche; le forze alleate avanzavano, le città si liberavano, avvenivano le
stragi: Sant’Anna e Marzabotto, per tutte. Eppure, la signora Passarella
scriveva dell’educazione dei bambini, e scriveva dei libri, e della bellezza.
“La vera bellezza ha il tono dell’eternità. I libri belli adatti ai bambini e ai
fanciulli sono belli per tutti, anche per gli adulti […]”. Proseguiva, con un
ragionamento dalla struttura gentiliana, dicendo che la misura artistica, la
precisione del linguaggio scientifico, la coerenza di orientamento spirituale di
fronte ai problemi morali, sociali, politici, religiosi non erano che
manifestazioni di onestà. Il filosofo Giovanni Gentile elaborò un sistema di
pensiero, l’attualismo, che informò di sé in maniera rilevante la cultura
italiana tra le due guerre mondiali. Ostinatamente fedele al fascismo, pagò con
la vita, in quello stesso 1944, la sua adesione al regime, ucciso a Firenze da
un comando gappista. Ma leggiamo ancora: “Ha una bellezza tutta sua e grande
questo fluire della vita pratica nell’arte e dell’arte nella vita pratica”. Non
conosco la storia personale ed intellettuale di Lina Passarella, né i suoi
orientamenti politici. Trovo però singolarmente interessante che, in tempi
procellosi, si perseguisse la strada dell’unitarietà di arte, etica, bellezza,
vita pratica; di vita contemplativa e vita attiva. Una declinazione coerente del
“cerchio magico” dell’attualismo gentiliano, scovata in un libretto acquistato
su una bancarella. La cultura semina. La cultura dissemina se stessa.
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