sabato 14 luglio 2012

Una patologica, efficace razionalità


In alcuni bellissimi testi dei primi anni ’70, Gilles Deleuze e Felix Guattari, a seguito del loro lavoro su “L’anti-Edipo”, indagano sulla natura del capitalismo, mettendo in luce, in particolare, un nesso inedito, tra capitalismo, desiderio e schizofrenia. «Non c’è nessuna operazione, nessun meccanismo industriale o finanziario che non riveli la follia della macchina capitalistica e il carattere patologico della sua razionalità (non una falsa razionalità, ma una vera razionalità di questa patologia, di questa pazzia, perché la macchina funziona, siatene certi). Non c’è pericolo che questa macchina impazzisca, lo è fin dall’inizio, ed è in questa pazzia che trova la sua razionalità». Parole che rileggo sovente, nel riflettere su meccanismi, parole ed azioni che vediamo svolgersi sotto i nostri occhi, se appena intendiamo andare oltre la corsa dello spread. Pensiamo ad un premier che parla di “guerra”: si tratta di un linguaggio devastante. Pensiamo: in guerra l'emergenza è massima, si contano i morti ed i feriti, ci si sacrifica senza giustizia ed equità per ottenere la vittoria. L’alternativa è tra uccidere o morire. La democrazia è sospesa. Non a caso, Monti ha detto “siamo in guerra” ed ha criticato pesantemente la “concertazione” (quindi la mediazione), parlando all’Abi, cioè alle banche: un ambito in cui giustizia ed equità proprio sono fuori contesto. Nella stessa giornata, la Bce (pensiamo: Banca centrale europea) detta ai governi ulteriori regole in materia di politiche economiche e salariali. Temo che sia in atto una svolta di tipo autoritario, che rischia di essere epocale. Lo Stato moderno si è costituito, superando il vassallaggio, attraverso la stipula di un patto sottoscritto tra gli individui non ancora associati. Con questo patto, si cedeva una quota di “libertà” individuale (sottostando a delle regole), in cambio di un sistema di protezione e di rete. Oggi, lo Stato, gli Stati si stanno sottraendo a questo patto fondativo. Non esiste più contrattualismo, bensì imposizione e pratiche predatorie, con una governance dettata dall’economia, dalla finanza, apparentemente non politica, che invece lo è profondamente. La democrazia è conflitto, ma non guerra; è dissenso e assenso, in libera contrattazione, non vassallaggio e servaggio, giustificati da una continua emergenza. Non mi hanno mai affascinato le previsione di apocalittici scenari, ma mi sembra di intuire che qualcuno pensi alla costruzione di una sorta di sistema neofeudale (appunto, il vassallaggio), retto da tecnocrazia e finanziarizzazione. E' una feroce, cattiva riorganizzazione del capitale, della sua razionalità patologica. E, se Deleuze e Guattari avessero ragione, funzionerà.

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