venerdì 9 dicembre 2011

Basta poco

Trovo geniale il titolo di un libro di Antonio Galdo: “Basta poco” (per i tipi di Einaudi). Anche Vasco Rossi ha scritto una canzone con lo stesso titolo. Il cantautore dice: “E d'altronde è questa qui la realtà di questa vita: ci si guarda solo fuori, ci si accontenta delle impressioni”. Già, basta poco, per essere catturati dalla spirale consumistica apparire-procacciarsi beni-alzare il tiro del desiderio, che, per sua natura, mai può essere appagato. Si desidera allora la cosa ed il nome della cosa: il possesso della cosa diventa un punto di appoggio, di conferma del sé. Il possedere diventa una relazione simbolica e non più solamente fattuale. Ancora Lacan: “Che un nome, per quanto confuso, designi una persona determinata, in questo consiste esattamente il passaggio allo stato umano. Se si dovesse definire in quale momento l’uomo diventa umano, diremmo che è nel momento in cui, per quanto poco, entra nella relazione simbolica”. L’acquisire cose, oggetti, roba sta quindi in una dimensione profondamente simbolica. Già Oscar Wilde sosteneva: viviamo in un’epoca in cui il superfluo è l’unica nostra necessità. E la stessa comunicazione odierna sembra finalizzata non a produrre domanda, ma a riproporre il bisogno. Ora, ci dice Antonio Galdo, occorre sottrarci al desiderio di consumo, troppo spesso sinonimo di spreco. La crisi può essere un’opportunità. Fermiamo la corsa. Gualdo comunica anche attraverso un sito Internet, www. nonsprecare.it . Leggiamo qualche riga sua: “La tecnologia punta a sviluppare, ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo, più tecnologia. E non è mai neutrale nella sua crescita insaziabile. Può devastare l’ambiente, quando il suo uso si manifesta sotto forma di violenza rispetto all’equilibrio naturale, ma può anche salvarlo, specie se applicata secondo la bussola della sostenibilità. Genera ricchezza, sia per i capitali investiti sia per il lavoro che crea, ma rischia di impoverirci quando ne perdiamo il controllo e la subiamo passivamente. Lo scarto, la differenza tra il segno positivo e quello negativo, è legato a una fondamentale variabile: la capacità dell’uomo, come individuo, come azienda e come società, di governare l’ineluttabile e appassionante sviluppo dei mezzi rispetto ai fini. Qui si gioca la vera partita con il futuro che tutti ci auspichiamo portatore di progresso, di crescita diffusa e di riduzione delle diseguaglianze del mondo globale”. Un nuovo umanesimo, dice Gualdo poco dopo. Ci torneremo.

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