venerdì 6 gennaio 2012

Reali e Im-maturi

Il reale è fluido e mutevole, e così sono gli esseri umani. Tutto intorno a noi, tutti noi siamo sempre in crescita, sviluppo, modificazione. Da un certo punto di vista, sempre im-maturi. Non mi auguro maturità. “Se dipendesse da me”, diceva Gilberto Freyre, artista e sociologo brasiliano, “non sarei mai maturo, né nelle idee, né nello stile, ma sempre verde, incompiuto, sperimentale”. Ritengo che così vada declinata la crescita, concetto al centro di un dibattito molto interessante, compreso, di contro, il tema della “decrescita”, o del “benessere senza crescita”. Il reale è sempre mutante e riconvertibile: per questo, è importante far leva su alcune coordinate essenziali per combattere il possibile smarrimento. Inserire, nella nostra geografia emozionale, un rapporto, riscoperto nella sua essenzialità, con la natura. Riporto un brano che trovo molto interessante: “La spettacolare evoluzione tecnologica degli ultimi decenni ha infatti in qualche modo occultato quella che rimane pur sempre la base indispensabile di ogni tipo di produzione, fino a indurre la rimozione di un fatto elementare quanto imprescindibile: che cioè tutto quanto acquistiamo, usiamo, consumiamo, scartiamo […], tutto è fatto di ‘natura’, minerale, vegetale, animale. Di altro non disponiamo”. L’autrice è Carla Ravaioli, giornalista e saggista, che è stata anche parlamentare. Il rapporto tra essere umano e natura è ambivalente, da sempre. La natura e la Terra, come principio femminile che dà la vita. Nel mito greco, Gea, la grande dea, la Madre Terra, dà alla luce da sola, per partenogenesi, Urano, il cielo, e Ponto, che simboleggia le profondità del mare. Partorirà poi le stirpi dei titani, dei ciclopi, degli ecatonchiri: stirpi terribili e anche mostruose. La Terra dà la vita, ma la vita non è una commedia soft, è anche tragedia e dolore. Questo vollero dirci i greci. Questo ha a che fare con il rapporto ambivalente di cui dicevo prima. Sta crescendo la consapevolezza dell’intimo, necessario, imprescindibile rapporto tra essere umano e natura, ma l’ascolto di quanto la Terra ci dice, compresa la sua grande sofferenza per le ferite che le vengono inferte, è ancora scarso e, soprattutto, non porta a risposte abbastanza efficaci. Qualcuno sostiene che noi tutti, oggi, siamo talmente deprivati di spazi relazionali, di tempo libero da dedicare alla cura ed ai sentimenti, di ascolto della propria soggettività in rapporto a quella altrui, che ci tuffiamo nella soddisfazione immediata di alcuni bisogni materiali e ci riempiamo di superfluo, senza pensare a quanto questo ferisca la nostra casa comune. Per sconfiggere il gigante Anteo, che traeva forza da sua madre Gea, Eracle lo immobilizzò e lo tenne sollevato. Anteo non ebbe più, letteralmente, i piedi sulla terra, e fu sconfitto. Dovremmo rifletterci.

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