sabato 3 settembre 2011

Animali razionali?

Ci diciamo animali razionali. Lo diciamo in contrapposizione alla ferinità del mondo animale non umano, che sarebbe preda di passioni selvagge ed incontrollabili. Ma è così vero? Sappiamo che dovremmo seguire stili di vita sani e genuini, per godere di buona salute, ma siamo pigri, mangiamo di tutto e, magari, fumiamo. In tempi di crisi e di recessione, dovremmo prestare molta attenzione ai consumi: eppure, quell’auto è troppo bella e, anche se non ce la potremmo permettere, con le rate ce la facciamo. Qualcuno parla di “capitalismo tossico”: è quel modello per cui la finanza ed il credito al consumo (la cosiddetta “crescita a debito”) hanno prodotto una situazione in cui il meccanismo dell’accumulazione reale è conflagrato. Sappiamo che un lavoro in rete ed in collaborazione produce senz’altro risultati migliori e più soddisfacenti anche per il singolo, che aggregazione, cooperazione, ricerche di piattaforma sono concetti chiave, ma troppo spesso predominano egotismo e protagonismo. Sarà perché, come diceva il grande teologo e filosofo Ernst Bloch, la corrente fredda della ragione può farsi strada solo se accompagnata dal soddisfacimento dei desideri emozionali semplici? Oppure, ci sono altre spiegazioni? Il premio Nobel per l’economia Herbert Simon utilizza il concetto di “razionalità limitata”. Si tratta di una teoria per cui la decisione è l’oggetto fondamentale della conoscenza organizzativa, ma, per capire il modo in cui si decide, occorre assumere come unità di analisi le premesse delle decisioni umane, posto che “ogni decisione dipende da molte premesse che sono numerose nella definizione di un solo ruolo” e che l’essere umano dispone di una razionalità limitata. Simon segnala i limiti oggettivi della conoscenza, l’impossibilità di considerare contemporaneamente troppe variabili, l’incertezza interna a ogni gerarchia delle preferenze, la disposizione mentale, le convinzioni dovute alla formazione culturale e i vari condizionamenti sociali: tutti elementi che fanno sì che, nella maggior parte dei casi, le decisioni vengano prese secondo un criterio di sufficienza e di soddisfazione minimale. Simon si avvale di una metafora: le forbici, di cui una lama è la natura del nostro modo di ragionare e prendere decisioni con tutti i limiti di tempo e dati disponibili, l' altra lama è la natura dell' ambiente in cui prendiamo le decisioni. A volte la prima lama si combina bene con la seconda e le forbici della razionalità funzionano, altre volte non succede: dipende dalla nostra capacità di adattarci all' ambiente. Per fortuna, diciamo noi: dalla nostra razionalità limitata sono infatti scaturiti grandi danni, ma anche grandi scoperte, appassionate generosità, doni di amore, poesia e perdono, che altrimenti non avrebbero visto la luce.

pubblicato il 5 agosto 2011

Nessun commento:

Posta un commento