sabato 3 settembre 2011

Esempi


Nella Grecia classica, la “kalokagathìa”
era la perfezione morale, la
probità perfetta, la somma di ogni virtù,
uno degli ideali più ambiti dell’uomo
greco. Proprio, in origine, di una
classe ristretta, quella degli aristocratici,
questo ideale divenne, nel tempo,
l’aspirazione di chiunque volesse
distinguersi dalla massa degli uomini
comuni. Diogene Laerzio, nella sua
opera “Le vite e le opinioni dei più illustri
filosofi”, in dieci libri, dà conto delle
biografie dei più illustri rappresentati
di ogni scuola filosofica, in particolare
di quelli che, sotto il nome di Sette
Sapienti, sono citati nel “Protagora”
di Platone: tra gli altri, Talete, Pittaco,
Solone, Cleobulo, Chilone, Anacardi,
che furono considerati dalla tradizione
i depositari della più antica esperienza
gnomica. Per essi, come anche
per Socrate, Antistene, Platone e
Aristotele, non sempre è dato stabilire
la genuinità delle sentenze o la
veridicità dei fatti narrati, poiché chi
raccolse tali materiali, seguendo tradizioni
diverse, non si curò di sceverare
il materiale che avesse un sicuro
fondamento storico da quello puramente
popolare. In ogni modo, quelle
biografie, gli aneddoti, le sentenze
contenute nel testo di Diogene erano
materia viva sulla bocca del popolo,
che dimostrava grande ammirazione
per gli uomini più illustri del suo tempo
e del tempo passato. Li considerava
esempi. La “kalokagathìa come
perfezione umana, l’unione di bellezza
e valore morale. Etica ed estetica, in
stretta relazione. Se ampliamo il concetto
di bellezza ad una dimensione
che vada al di là dei tratti somatici,
ma racchiuda significati polisemici e
di valore metaforico, potrebbe configurarsi
una grande lezione anche per
il nostro tempo presente.

pubblicato il 13 maggio 2011

Nessun commento:

Posta un commento