sabato 3 settembre 2011

Cultura "alta", cultura "bassa"


Inizio con un po’ di etimologia: la
parola “cultura” deriva dal latino “còlere”,
cioè “coltivare”. La cultura, quindi,
è simile ed ha la stessa origine della
“coltura” delle piante, degli alberi, dei
fiori. Coltivare, cioè attendere con cura
alla pianticella, seguirne lo sviluppo, la
crescita, liberandola da erbe infestanti
e da parassiti. Una bella metafora per la
“cultura”, nel significato con cui usiamo
oggi la parola. Si parla di “cultura alta”
e “cultura bassa”: ebbene, nel mondo
anglosassone, da tempo, un filone di
studi, che si chiama “cultural studies”,
mette in combinazione la sociologia, la
critica letteraria, gli studi sulla produzione
di film e video e l’antropologia culturale,
in uno studio inedito e contaminato
dei fenomeni culturali nelle società
industriali. L'interdisciplinarietà è fondamentale:
un’ottica a tutto campo, che
mescola e non separa, in cui non esistono
concetti come “alto” e “basso”, e
che spesso concentra la propria attenzione
sui meccanismi con cui un particolare
fenomeno culturale entra in relazione
con le ideologie, la classe sociale,
l’appartenenza etnica e/o di genere.
La cultura non è più solo quella di élite,
ma anche la cultura di massa e la
popular culture: la cultura come modo
di vivere, che si esprime tanto attraverso
le istituzioni e i comportamenti del
quotidiano, quanto attraverso l’arte e
la letteratura. I “cultural studies”, quindi,
stanno in rapporto con i significati e
le pratiche del vivere quotidiano; indagano
i modi con cui le persone fanno
cose specifiche, come guardare la televisione,
o pranzare fuori di casa. La tradizione
di ricerca è quella della scuola
di Birmingham, con Richard Hoggart,
Raymond Williams ed E. Thompson.
Assunto fondamentale è che la cultura
debba essere presa molto sul serio, in
quanto è un ambito indipendente della
società. Elemento molto importante
è che le pratiche e i simboli della vita
quotidiana non devono essere analizzati
in modo separato, ma connessi alla
questione del potere, perché, attraverso
i simboli, si può leggere come lavora
il potere. Analizzate i palinsesti televisivi,
suggeriscono, tra le altre cose, i
“cultural studies”, e potrete compiere
un ragionamento approfondito su come
si articolano le forme del potere del
momento. Sappiamo che è vero.

pubblicato il 27 maggio 2011

Nessun commento:

Posta un commento