sabato 3 settembre 2011

L'entusiasmo


Mi capita spesso, come sanno
i miei quattro lettori, di riflettere
sull’origine delle parole. Per
esempio, tempo fa ascoltavo
il commento di un cronista su
una partita di calcio, e notai
quante volte egli usasse il termine
“entusiasmo”. Ho pensato
a Nietzsche, al suo ultimo
uomo, espressione del nichilismo
contraddistinto dalla passività
di chi è adagiato nell’abitudine,
nell’uso consuetudinario.
“Viene il tempo in cui l'uomo non
avrà più stelle da generare”: un
individuo alienato della società
di massa, nella cui anima non
arde più il fuoco dell’entusiasmo.
Nietzsche aveva parlato di
entusiasmo riguardo allo spirito
dionisiaco: l’ebbrezza orgiastica,
l’accettazione totale della vita. In
tempi più recenti, l’entusiasmo
è stato accostato al fanatismo.
Ma in Platone, per esempio l’entusiasmo
era la voce divina che
spirava nel poeta: “Quando recito
qualcosa che muove a compassione,
gli occhi mi si riempiono
di lacrime; e quando recito
qualcosa di pauroso e terribile,
i capelli mi si rizzano sul capo
dallo spavento e il cuore mi sussulta!
», afferma Ione nel dialogo
omonimo. L’entusiasmo come
divina follia del poeta: ritroviamo
il concetto nel “Fedro” platonico:
“colui che giunge alle porte
della poesia senza la mania
delle Muse, pensando che potrà
essere valido poeta in conseguenza
dell’arte, rimane incompleto,
e la poesia di chi rimane
in senno viene oscurata da quella
di coloro che sono posseduti
da mania”. L’entusiasmo, la divina
mania. Ancora Nietzsche,
nell’“Aurora”: “Se nonostante
quell’oppressione spaventosa
dell’«eticità del costume», sotto
la qual vissero le comunità umane
molti secoli prima della nostra
èra e ancora in essa in tutto
e per tutto fino ai nostri giorni
(noi stessi abitiamo nel piccolo
mondo dell’eccezione e per
così dire nella zona cattiva); se,
dico, nonostante tutto questo,
irruppero sempre, ancora una
volta, pensieri, valutazioni, istinti
nuovi ed irregolari, ciò avvenne
con un accompagnamento
che mette i brividi: quasi ovunque
è la follia che
ha aperto la strada a
nuovo pensiero, che
ha infranto il potere
di una venerabile
consuetudine e di
una superstizione”.
Anche Leopardi si
pronuncerà a favore
di questa “follia”:
“Io non veggo come
si possa essere originale
attingendo,
e come un largo studio d’ogni
gusto e d’ogni letteratura, abbia
a menarne ad una originalità
trascendente […] Scintilla celeste,
e impulso soprumano vuolsi
a fare un sommo
poeta, non studio di
autori, e disaminamento
di gusti stranieri”.
È la “divina
scintilla”, è l’entusiasmo,
è la voce poetica
che sale, inarginabile.
Vedete voi
dove siamo arrivati
… partendo da una
partita di calcio.

pubblicato l'8 luglio 2011

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