sabato 3 settembre 2011

Antigone


La legge è uguale per tutti. Ma non
è detto che la legge sia sempre giusta:
infatti, alla legge ci si può ribellare, postone
i fondamenti di eguaglianza ed universalità,
rispetto ad una comunità umana.
Figura della ribellione ad una legge che
ritiene iniqua è Antigone. Protagonista
di una splendida tragedia di Sofocle, il
personaggio mitico di Antigone, figlia di
Edipo e di Giocasta, sorella di Polinice,
ucciso dall’altro fratello Eteocle, decide
di violare la decisione assunta dal re
di Tebe Creonte di lasciare insepolta la
salma del fratello. Creonte aveva proibito
i riti funebri per Polinice, in quanto
questi, scacciato in esilio, si era alleato
con gli Argivi per portare guerra a Tebe,
facendosi traditore e nemico della patria.
Ma Antigone rivendica un diritto ed un
dovere che è al di là della legge umana:
ci sono principi etici e morali a cui non
si può non rispondere. In questo senso,
è figura non della separazione fra diritto
e morale e fra pubblico e privato. Dice
infatti a Creonte: “Ma per me non fu Zeus
a proclamare quell'editto, né la Giustizia
che dimora tra gli dèi. [...] Io seguo le leggi
sacre e incrollabili degli dèi, leggi non
scritte, di quelle io un giorno dovrò subire
il giudizio. [...] E non credevo che i tuoi
bandi fossero così potenti da sovrastare
e sovvertire le leggi morali degli dèi!».
Il tema è quello del rapporto tra legge
formale - la legge scritta - e giustizia. Il
dovere che Antigone avverte come proprio
si scontra con il dovere codificato
dalla legge; il conflitto tra la legge scritta
e la legge della coscienza, attraverso
la storia della civiltà umana lo si ritrova
nelle molte forme che ha assunto l'opposizione
tra diritto naturale e diritto positivo.
Il diritto positivo è il risultato, codificato
in legge, della volontà legislativa
umana. Il diritto naturale è un diritto non
scritto, che si ritiene però sia scritto nella
coscienza degli uomini. Tutta la storia
del pensiero occidentale è segnata dal
tentativo di trovare dei punti di equilibrio
fra la necessità della legge positiva
da una parte e la possibilità che qualcuno
si possa ribellare alla legge positiva
in nome di una legge più alta, che può
essere la legge di natura, o la legge di
Dio. Antigone è stata oggetto di riflessione
di Hegel: “lei, singola, compie un
gesto che sottrae il suo essere alla naturalità,
per portarlo nella consapevolezza
al di sopra dell’interesse contingente della
legge del sangue. Il suo gesto le viene
dettato da un insegnamento interiorizzato
come un gesto etico rituale ( sacro in
quanto attiene alle forze potenti e sconosciute
della morte): il dovere di seppellire
i morti come imponeva la legge “divina”
panellenica una delle leggi più antiche
che le comunità si siano date. Sottrarre il
defunto alle forze della natura e permettergli
di entrare nell’Ade, con il rito della
sepoltura” (G. Dapporto). Luce Irigaray
ha riletto Antigone, facendone una figura
dell'esclusione femminile dal linguaggio e
dalla polis e del ritrovamento della genealogia
materna. Antigone non smette di
interrogarci: oggi che “rughe profonde
che solcano il volto del Leviatano, la sua
crisi di legalità, legittimità e consenso, la
sua incapacità di garantire il funzionamento
dei cardini basilari del contratto
sociale moderno” (I.Dominijanni).

pubblicato il 10 giugno 2011

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