sabato 17 settembre 2011

Bellezza aurea

Oro, incenso e mirra: sono i doni che i re Magi portano al bambin Gesù, appena nato a Betlemme. Per secoli ci si è interrogati sul valore alchemico e simbolico dei doni. Il primo è l’oro, il metallo nobile per eccellenza. Non si ossida, non si corrode, è incorruttibile. In questo contesto, può parlare dell’incorruttibilità del Cristo, il quale “è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato”. In questo caso, l’oro è legato ad un omaggio libero e colmo di fede, è un dono che esprime gioia nell’accettare un annuncio. L’oro è lucente, la luce gli appartiene, la incamera e la restituisce. Gli alchimisti medievali pensarono di ottenere ora dalla fusione dello zolfo con il mercurio. Ovviamente l’oro non venne creato, ma la manipolazione di sostanze portò a progressi sostanziali in ambito chimico e fisico: la scienza, ai suoi inizi, ebbe una connotazione segnata fortemente da naturalismo, alchimia e magia. La lucentezza spettacolare dell’oro lo ha reso, in tutte le culture, materia prima di ornamenti e talismani. Vengono scoperte le Americhe, e un fiume di oro si riversa in Europa (e anche nelle acque dell’Oceano, su galeoni affondati), provocando lusso sfrenato, finanziando le guerre imperiali, costituendo infine una vertiginosa influenza sulle economie (la Spagna ne andrà, paradossalmente, in profonda crisi). Pensiamo ad Albrecht Dürer, grandissimo pittore tedesco, che, nel 1520, rimane impressionato dai tesori aztechi nella residenza dei governatori spagnoli dei Paesi Bassi, a Bruxelles. Passano i secoli: in California, nel 1848, si trovano le prime pagliuzze d’oro. Poi, in Nevada, South Dakota eccetera. Si scatena la corsa all’oro: Eldorado sembra diventato realtà. Nel 1873 Heinrich Schliemann, a Troia, troverà l’incredibile “Tesoro di Priamo”, migliaia di gioielli d’oro. Simbolo di regalità, di purezza, di eternità; simbolo del sole che sfavilla, amato da mistici, filosofi, sapienti, regnanti, belle dame e avventurieri, l’oro, oggi, si trova forse un po’stretto nella definizione di “bene rifugio”.

Agopoli*

Nessun commento:

Posta un commento