sabato 3 settembre 2011

Elementare, Watson


“Elementare, Watson!”. Tutti
sanno che, a parlare, è Sherlock
Holmes. Più interessante è capire
come si sia sviluppata la scienza
investigativa: una branca del sapere
che vede la compresenza di svariate
discipline, da quelle oggi più
contestabili, come la fisionomica ed
il costituzionalismo, alla psicologia,
alla criminologia, alla psichiatria.
Oggi si parla di “criminal profilino”:
attività che tende a tracciare un
profilo psicologico-psichiatrico del
possibile reo, certamente mediante
l’analisi delle prove oggettive, ma,
soprattutto, la costruzione di un
adeguato profilo psicologico. Non
sembri eccessivo accostare a questo
metodo le idee di
Karl Raimund Popper (Vienna,
1902 - Londra, 1994, grande filosofo
novecentesco. Secondo Popper,
infatti, è del tutto illusorio sperare
di costruire una logica di tipo
induttivo che possa garantirci che
"una generalizzazione inferita da
asserzioni vere, per quanto ripetute
spesso, sia vera".
Quindi, la scienza non può partire
dai fatti per costruire le sue teorie
ma, al contrario, deve inventare
le teorie con l'immaginazione e poi
controllarle mediante i fatti. Popper
affronta il problema kantiano dei
limiti della conoscenza scientifica:
occorre trovare un criterio che
possa distinguere tra asserti che
appartengono alla scienza empirica
e asserti che si possono descrivere
come "metafisici".
Ci aiuta, in questo, l‘idea di
"significato" o di "senso". Come lo
si utilizza? Adottando, come criterio
di demarcazione, il criterio di falsificabilità,
secondo cui le asserzioni,
o i sistemi di asserzioni, trasmettono
informazioni intorno al mondo
empirico solo se sono capaci
di collidere con l'esperienza, o,
più precisamente, solo se possono
essere controllati sistematicamente,
cioè a dire se possono essere
sottoposti a controlli che potrebbero
mettere capo alla loro confutazione.
Leggiamo questo brano
di Popper, tratto da “Conoscenza
oggettiva”: “L'epistemologia classica,
che prende le nostre percezioni
sensoriali come "date", come o
"dati" da cui debbano venir costruite
le nostre teorie attraverso un
qualche processo di induzione, può
venir descritta come pre-darwiniana.
Essa non riesce a tener conto
della circostanza che i presunti
fatti sono in realtà reazioni di adattamento,
e perciò interpretazioni
che incorporano teorie e pregiudizi
e che, al pari delle teorie, sono
carichi di aspettazioni congetturali;
non riesce a tener conto del fatto
che non ci può essere nessuna
percezione pura, nessun dato
puro; esattamente come non ci
può essere nessun linguaggio che
sia un linguaggio osservazionale,
dal momento che tutti i linguaggi
sono impregnati di teorie e miti”.
Torniamo alla scienza investigativa:
la fisionomica fu un classico linguaggio
osservazionale impregnato
di mito. Cesare Lombroso sostenne
che alcuni individui, famiglie, gruppi
sociali mostravano segni indicanti
anormalità di natura e degenerazione
biologica atavica, ereditate per
epilessia, sifilide alcolismo ed altro.
Queste anormalità erano la causa di
predisposizioni ed abitudini al crimine
e a comportamenti immorali.
Caratteristiche derivanti da miseria,
condizioni igieniche pessime, ignoranza
viste non come ingiustizie
sociali gravissime, ma come predestinazione
a delinquere. Il povero
non può che delinquere: un “mito”,
un pregiudizio devastante.

pubblicato il 1° luglio 2011

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