venerdì 30 settembre 2011

Oligarchia, oligarchie

Il governo dei pochi si chiama oligarchia. L’etimologia della parola risale a due termini greci: significa “il governo di pochi”. Ne parlò Platone, con preoccupazione. La costituzione oligarchica stabilisce, imponendolo con la forza delle armi o dell'intimidazione, un criterio censitario per l'accesso alle cariche pubbliche e al governo della città. La città oligarchica sarà governata da una minoranza, più o meno numerosa a seconda della soglia di censo fissata come criterio per attribuire i diritti politici. Il suo errore fondamentale è dovuto proprio al suo caratteristico criterio censitario: se un criterio simile fosse adottato, dice Socrate, per la selezione dei piloti delle navi, un povero, anche competente, verrebbe escluso, a vantaggio di un ricco, anche incompetente. Il risultato sarebbe una cattiva navigazione. Inoltre, la città oligarchica è intimamente conflittuale, perché è quasi composta da due città, una di ricchi e una di poveri. In caso di guerra, i ricchi sono costretti a servirsi del popolo armato, e a temere più quello dei nemici, oppure a mettere in campo un esercito di pochi. Infine, l'andamento del mercato costringerà alcuni a vendere tutto quello che hanno ad altri. Si creerà, così, una minoranza di ricchi e una maggioranza di poverissimi. Ove il denaro è identico al potere fra coloro che si conserveranno o diventeranno ricchi ci saranno molti parassiti e molti malfattori, che sfruttano e taglieggiano gli altri. Con un salto di secoli, il teorico della politica Robert Michels, con la sua "legge ferrea dell'oligarchia", mette in evidenza come i partiti tendano a concentrare il potere in una cerchia ristretta di uomini, producendo un distacco sempre più ampio tra i dirigenti del partito e gli iscritti. Tale distanza tra classe dirigente e iscritti provoca, secondo Michels, un'organizzazione oligarchica del partito, in cui i dirigenti perseguano di fatto i propri interessi e solo formalmente gli interessi delle masse. Michels dimostra che l'organizzazione oligarchica dei partiti permette di concentrare il potere nelle mani di pochi dirigenti, oltre ad impedire che le candidature politiche vengano fatte dal basso. E, per dirla con Alessandro Manzoni, “Ognuna di queste piccole oligarchie aveva una sua forza speciale e propria; in ognuna l'individuo trovava il vantaggio d'impiegar per sé, a proporzione della sua autorità e della sua destrezza, le forze riunite di molti”. I più onesti, dice Manzoni, se ne servivano per difendersi; “gli astuti e di facinorosi” per portare a termine ribalderie, per le quali i loro poteri personali non sarebbero bastati, e per assicurarsene l’impunità. È il caso di sottolineare evidenti consonanze con il nostro presente?

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