sabato 3 settembre 2011

Progressiva e direzionale

Il pensiero socialista si basa sulla critica al modello capitalistico: in alternativa, c’è l’accettazione delle idee dell’avversario. In una opera teatrale, “Venezia salva”, la grande filosofa Simone Weil (nella foto) scrisse: “Il vincitore vive il proprio sogno, il vinto vive il sogno altrui”. Cosa contraddistingue, allora, una politica di sinistra? Il tentativo di spezzare il sogno del vinto, i vincoli che serrano il suo spirito, oltre che il suo corpo. Capitalismo rimanda a lavoro: grande tema, appassionante. Il lavoro come fonte di libertà e di illibertà, palestra di azione politica e teatro di oppressione. Il lavoro come fonte di grande riflessione sulla vicenda umana e come vincolo necessario alla materialità della sua esistenza. Il lavoro come metafora, non esaustiva, certo, della condizione umana, della possibile libertà e illibertà umana. Il lavoro che spesso si fa modello di dominio, sociale prima che fabbrica: con l'utilizzo selvaggio della globalizzazione, il gioco al ribasso della libertà, dell'autonomia, dei diritti (termini che non sono sinonimi, ma che significano una dimensione ben precisa). Si può leggere, dicono alcune filosofe, come un colpo di coda, l'ennesimo, del tentativo di reagire alla crisi del patriarcato, poiché è palese quanto il modello di dominio capitalistico sia debitore al modello patriarcale. Pare che oggi si manifesti nuovamente, dopo “la fine della storia” profetizzata, forse in modo improvvido, da Fukuyama, il manifestarsi del conflitto di classe. D’altronde, la realtà può inabissarsi, come un fiume carsico, ma poi esce di nuovo alla luce. Fukuyama parlava del progresso scientifico tecnologico come indice di una storia progressiva e direzionale: ha poi dovuto ricredersi. La storia procede per arrivi e partenze, il suo segno è la contraddizione, in quanto è fatta da uomini e donne, la cui storia – raramente – è “progressiva e direzionale”.


pubblicato il 15 luglio 2011

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