sabato 20 agosto 2011

Amicizia e dialogo


Il poeta e critico letterario Arturo Graf ebbe a dire che chi ha un vero amico può dire di avere due anime. Una efficace metafora per significare la grande ricchezza umana che l’amicizia dona. L’amicizia riveste molta importanza nel mondo antico, come viene ben espresso dalla grande letteratura: figure come Ulisse e Diomede, Achille e Patroclo, o, per spostarsi in ambito romano, Eurialo e Niso, Enea e Pallante sono diventati archetipi di questo grande sentimento umano. Un sentimento, un concetto, uno stato d’animo, una felicità che anche la filosofia ha indagato. Socrate lega l’amicizia alla psyché, all’anima, e la sottrae alla dimensione meccanicistica che aveva nel pensiero dei presocratici, come forza cosmica positiva, e alla caratterizzazione di Pitagora. I pitagorici coltivavano un’amicizia incondizionata con i loro pari. L’amicizia pitagorica era infatti basata sull’uguaglianza, ed esigeva fedeltà assoluta: il grande poeta tedesco Schiller, nel secolo XIX, scrive una ballata, “La garanzia”, che prende spunto da un racconto pitagorico di una amicizia fedele a se stessa, tra uomini avvinti nella trama di un tirannicidio. Sarà lo stesso Schiller a scrivere: “Era senza amici, il grande signore dei mondi: sentì una mancanza e per ciò creò gli spiriti, che fossero felici specchi della sua felicità. L’ essere supremo non trovò nulla che gli fosse uguale: dal calice dell’ intero regno degli esseri sale spumeggiando verso di lui la sua infinità”. Per Platone, l’amicizia, a cui dedica il dialogo “Liside”, rimane indefinita nella sua essenza (e, d’altra parte, la vera finalità del dialogo socratico –platonico sta nel non dare risposte, ma nel suscitare altre domande). Attraverso le parole di Socrate, Platone però giunge ad alcune affermazioni: gli amici sono una guida verso la sapienza, e l’ amicizia può solo instaurarsi tra persone integre e corrette. Aristotele affronta il tema in molti luoghi della sua opera, in primis nell’”Etica Nicomachea”. L’amicizia è una passione, così come lo sono il desiderio, la paura, l’invidia, la gioia, l’odio, la gelosia, la pietà. Ma è anche una disposizione, uno stato dell’anima generato da un sentimento di affetto; uno stato contraddistinto dalla reciprocità, per cui l’amicizia può darsi solo tra esseri animati. Si ama per tre ordini di motivi: il piacere, l’utile e il bene, ma solo l’amicizia fondata sul bene è autentica virtù. Amare una persona per il piacere che questa procura, o per l’utilità che ne proviene, è un genere di philia imperfetto; chi invece desidera effettivamente il bene dell’essere amato possiede l’amicizia perfetta, l’amicizia come virtù, propria delle persone eccellenti. Questo tipo di rapporto costituisce un ingrediente essenziale della felicità, in quanto consiste nell’emozione di amare. Nel libro IXdell’”Etica Nicomachea” Aristotele parla di un’amicizia fondata sull’insegnamento della filosofia e la considera un caso di philia basata sulla virtù, cioè l’amicizia per eccellenza. La cosa più piacevole in assoluto è filosofare con gli amici. L’amicizia in quanto emozione (pathos) e sentimento di affetto può quindi accrescere il grado di felicità che la filosofia assicura. Per venire a tempi a noi più vicini, la grande filosofa Hannh Arendt rilegge il concetto di amicizia alla luce del valore politico, quale ci proviene, appunto, da Aristotele, secondo il quale l’amicizia tra i cittadini è “una delle condizioni di benessere della città”. Arendt aggiunge: “per i Greci l’essenza dell’amicizia consisteva nel discorso. Essi sostenevano che solo un costante scambio di parole poteva unire i cittadini in una polis […]  Chiamavano filantropia questa umanità che si realizza nel dialogo dell’amicizia, poiché essa si manifesta nella disponibilità a condividere il mondo con altri uomini”. L’amicizia presuppone, quindi, la nozione di umanità e insieme il radicarsi nel mondo. Dove si realizza, infatti, un’amicizia pura lì si “produce una scintilla di umanità in un mondo divenuto inumano”. “Oggi siamo abituati – continua Arendt – a vedere nell’amico solo un fenomeno di intimità, in cui gli amici aprono la loro anima senza tener conto del mondo e delle sue esigenze”, ma questo colloquio deve aprirsi al dialogo che “per quanto intriso del piacere relativo alla presenza dell’amico si occupa del mondo comune, che rimane ‘inumano’ in un senso del tutto letterale finché delle persone non ne fanno costantemente un argomento di discorso tra loro”. L’amicizia è: «essere e pensare con la mia propria identità dove io non sono; non generica immedesimazione, né accattivante empatia, ma dal sé fare spazio all’altro, con il proprio concreto esistere intraprendere il viaggio politico e pubblico verso la diversità in me e fuori di me, accettando il cambiamento di ciascuno/a che ne deriverà”. L’amicizia èquindi un “dono […], con l’apertura al mondo,infine con l’amore genuino per il genere umano», tale per cui possiamo “dialogare con un maomettano convinto, un ebreo pio o un cristiano credente”. Ci sembra che sia un bel viatico per l’anno nuovo.

pubblicato il 31 dicembre 2010

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