sabato 20 agosto 2011

Legge morale e responsabilità


Una delle questioni più dibattute del pensiero di Immanuel Kant, dallo stesso autore e, in seguito, da generazioni di critici, prende le mosse da un aspetto della filosofia morale: la libertà dell’essere umano di compiere azioni contrarie alla legge morale. I fondamenti dell’etica kantiana non permettono la spiegazione del male morale, né giustificano in alcun modo la sua imputazione a chi agisce. Riflettendo sul rapporto tra mondo sensibile e mondo della libertà, con la Critica della ragion pura Kant li vuole distinti e contrapposti, governato l’uno dalla legge naturale, l’altro dalla legge della libertà. L’azione libera risulta, così, essere un prodotto dalla causalità della libertà, contrapposta alla causalità naturale, cui sottostanno i fenomeni determinabili nello spazio e nel tempo. Definendo la legge morale come legge di libertà, Kant giunge ad identificare la volontà libera con la volontà conforme alla legge morale. Come si spiega, allora, dal punto di vista morale l’azione malvagia? Essa chiaramente non può essere intesa come prodotto della libertà (la quale dà luogo alle sole azioni conformi alla legge morale); come prodotto del meccanismo naturale, essa, però, non può essere più imputabile al soggetto che la compie, il quale, perciò, non può esserne moralmente responsabile. Del bene non possiamo avere esperienza. Non potremmo mai essere veramente certi che un’azione buona sia realmente morale: essa potrebbe essere semplicemente conforme al dovere. Kant, però, non avanza mai lo stesso tipo di dubbio a proposito dell’azione malvagia. Quando ci troviamo di fronte ad un atto contrario al dovere, non ammette obiezioni rispetto alla sua malvagità. In conclusione, Kant fornisce una solida fondazione solo di ciò di cui non possiamo avere esperienza, il bene: l’azione morale scaturisce dalla libera causalità del soggetto autonomo, al quale può essere di diritto attribuita. Ma non fornisce una spiegazione di ciò di cui, invece, possiamo fare esperienza, cioè della malvagità dell’azione. Qui Kant non stabilisce un principio, in base al quale essa possa essere compresa come frutto della libera scelta del soggetto. Di conseguenza, il soggetto stesso non può esserne ritenuto responsabile. Uno dei fondamenti del pensiero kantiano è di assicurare l’assoluta libertà dell’agire umano e l’assoluta responsabilità dell’essere umano di fronte alle sue azioni, poiché in campo morale non esiste altra istanza normativa per l’essere umano al di fuori della ragione. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio paradosso: il male morale rimane inspiegato e non attribuibile moralmente, pur se fattuale in modo ahimè lampante e incalzante.

pubblicato il 10 dicembre 2010

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