venerdì 12 agosto 2011

L’effetto butterfly


Si sente parlare spesso dell’«effetto butterfly». Non si allude, ahimé, alla grande opera di Puccini (il vostro modesto interlocutore è pure un appassionato di lirica…), ma ad una teoria epistemologica e scientifica precisa, secondo la quale il battito di una farfalla in Cina può generare un tifone negli Stati Uniti. Il mondo, quindi, è come una grande rete in cui tutto è interconnesso. E, non a caso, la rivoluzione della comunicazione degli ultimi anni utilizza spesso il termine “rete”: dalla telefonia al web, la Rete per eccellenza. Reti e hubs, cioè snodi significativi. Un modello conoscitivo per tentare di capire meglio la complessità, che è la cifra del nostro oggi. C’è chi cerca di organizzare in questa direzione anche modelli economici, sociali e lavorativi: non pare adeguato rispondere alla complessità con procedure ed azioni di tipo gerarchico, top-down, ma, appunto, con la circolazione ed il confronto delle idee, in una rete che poi trovi momenti decisionali in alcuni snodi individuati. I sistemi complessi sono caratterizzati da numerosi elementi qualitativamente diversi tra di loro e da numerose connessioni non-lineari tra gli elementi. Per questo, il battito di ali di una farfalla può provocare effetti imprevedibili ed inimmaginabili. Inoltre, anche ciascuno di noi è un sistema complesso, costituito da numerosi e diversi elementi in relazione tra di loro. Pensiamo al grande pensiero di Sigmund Freud, che, sia pur con uno stile cognitivo segnato da una buona dose di meccanicismo e di determinismo, propri della sua epoca, disegnò una potente architettura della complessità umana, fatta di substrati, di ur-personalità stratificate: una sorta di archeologia del nostro essere. Alcuni studiosi pongono il tema dei sistemi complessi adattivi, altamente organizzati, che vivono ed evolvono, come si usa dire, “ai margini del caos”, tra ordine e caos. Ilya Prigogine parla di “sistemi dissipativi”, riferendosi in particolare ai sistemi termodinamici lontani dall’equilibrio. La maggior parte delle fluttuazioni o perturbazioni casuali non determina cambiamenti radicali in un sistema dissipativo. Tuttavia esistono soglie critiche, o fluttuazioni critiche: queste portano il sistema termodinamico considerato ad un nuovo stato. Ne consegue l’emergenza e la crescita spontanea di organizzazione. Tali fluttuazioni critiche sono anche alla base dell’irreversibilità e dell’assenza di determinismo tipiche, secondo Prigogine, della dinamica dei sistemi naturali (L. Mori). Come non pensare alla nostra contemporaneità, in cui i patterns strutturali sono in grado di assorbire moltissime oscillazioni, finché interviene l’onda anomala a trasformarli in profondità? Questioni retoriche, dirà qualcuno. Noi non lo pensiamo. Interpretare il mondo è l primo passo per (tentare di) trasformarlo.

pubblicato il 27 agosto 2010

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