mercoledì 24 agosto 2011

PERSECUZIONE E MODERNITA’

Una legge dello Stato italiano ha stabilito che il 27 gennaio - data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz - si celebri il Giorno della memoria, “al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. La Shoah non nacque dal nulla. In Germania, il regime nazista progettò e mise in opera scientificamente lo sterminio del popolo ebraico, e dei portatori di handicap, degli omosessuali, degli zingari, premessa alla costruzione di un vero e proprio ordine inedito, che avrebbe spazzato via la vecchia Europa, successivamente alla conquista militare, costruendone un’altra, basata sull’egemonia razziale e sulla edificazione di un continente in cui la piramide sociale sarebbe stata sostenuta da un rigido sistema di caste. Non è superfluo ricordare come, in una moderna prospettiva scientifica, le “razze” non esistano: la dimostrazione della completa irrilevanza cognitiva della nozione di “razza”, già abbozzata intorno agli anni ’40, è stata ulteriormente rafforzata dalle ricerche sul Dna. Ma è significativo che, nonostante la confutazione scientifica, il razzismo continui ad esistere come concreto fenomeno intellettuale e sociale, prodotto da processi storici di lunga durata e intrecciato al funzionamento della società moderna, che inventa le “razze” e produce discriminazioni. Il sistema totalitario nazista e fascista mise in atto un’operazione di “costruzione dei diversi”, creando, anche mediante l’utilizzo alquanto efficace dei mezzi di comunicazione di massa, un’immagine artificiale e stereotipata dei gruppi umani che si intendeva escludere dalla cittadinanza, additandoli come dei pericolosi “nemici”, per rafforzare il modello idealizzato della “razza superiore”. Questa costruzione di un immaginario razzista fu terreno fertile per le successive persecuzioni, per le deportazioni, l’annientamento, la Shoah. Giova ricordare che la Repubblica Sociale Italiana, dopo l’8 settembre, collaborò attivamente con il Reich nazista alla persecuzione ed alla deportazione, e che in Italia, a Trieste, fu istituito – solo triste esempio, al di fuori della Germania e dei paesi dell’Est occupato – un campo di sterminio, con camera a gas e forni crematori: la Risiera di San Sabba. I piani di deportazione condussero oltre 7000 ebrei italiani prima nei campi di concentramento italiani e poi in quelli tedeschi, dove la maggior parte venne sterminata. Precedentemente, c’era stato il razzismo “coloniale” (la guerra di Etiopia è del 1935-36), e la “politica della razza”, necessaria alla costruzione della “coscienza nazionale”, portò al corpus delle infami “leggi razziali” del 1938: espulsione degli ebrei stranieri dal paese, cacciata dalle scuole di tutti gli ebrei sia come insegnanti che come allievi, divieto ai matrimoni misti, eliminazione degli ebrei dalle industrie, dai commerci e dalla pubblica amministrazione. Le vessazioni crebbero e si ampliarono, finché si giunse,come già detto, alla deportazione ed allo sterminio. La Shoah è legata inestricabilmente alla logica interna della modernità occidentale: paura dei fenomeni nuovi, “razionalizzazione” delle differenze, sino alla loro negazione, processi di burocratizzazione. Il nostro mondo in perenne trasformazione, attraversato da crisi culturali, sociali ed economiche e da grandi problemi di convivenza tra culture ed etnie, non può dirsene al riparo.

pubblicato il 28 gennaio 2011

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