domenica 28 agosto 2011

WENDELL BERRY


Wendell Berry è poeta e contadino, saggista, filosofo e coltivatore. Vive nel Kentucky, scrive e insegna all’Università, ma non ha mai rinunciato, anche nella sua vita quotidiana, a tenere insieme, come dice, cultura e agricoltura. “Oggi, le economie locali vengono distrutte dall’economia globale, che non rispetta ciò che viene prodotto localmente. L’economia globale è costruita sul principio che un luogo può essere sfruttato, e anche distrutto, per la salvaguardia di un altro luogo”. Berry parla di un mondo da salvaguardare, fatto di coltivazioni da veder crescere giorno dopo giorno, in una dimensione bucolica che però comporta una scelta civile e politica: il non sfruttamento della Terra Madre. Torna in mente il poeta Robert Frost: “Io dell'aria vivevo/Che a fiotti da dolci cose/ M'investiva...profumo di muschio/Da giovani vigne nascoste/In fondo a un poggio al crepuscolo […]”. Sostiene Berry che noi viviamo in una società basata pesantemente sulla manifattura di beni, e troppo spesso su una mentalità usa-e-getta, guidata da capricci e mode. “Risvegliare gli istinti per qualità e sostanza ridurrà immediatamente le nostre richieste di materie prime ed energia e c'incoraggerà al contempo ad esplorare le relazioni individuali con i sistemi che sostengono la vita umana”. Incuriosito dal riferimento a Terra Madre, ho cavato dalla mia libreria un volume, “Terra Madre”, appunto, in cui sono radunate le descrizioni di coltivazioni particolari, pervicacemente difese in moltissime parti del mondo. Difese con amore e con il gusto dell’infinità varietà, dono davvero divino. Scrive Berry nel “Manifesto del contadino impazzito”: "Amate il guadagno facile, l'aumento annuale di stipendio, le ferie pagate. Desiderate sempre più cose prefabbricate. Abbiate paura di conoscere i vostri vicini, e di morire, e avrete una finestra nel pensiero. Nemmeno il vostro futuro sarà più un mistero, la vostra mente sarà perforata in una scheda e messa via in un cassetto. Quando vi vorranno far comprare qualcosa vi chiameranno. Quando vi vorranno far morire per il profitto ve lo faranno sapere. Ma tu amico, ogni giorno, fa' qualcosa che non possa entrare nei calcoli. Ama il Creatore, ama la terra. Lavora gratuitamente […] abbraccia gli esseri umani. Nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica […] Fai le domande che non hanno risposta. Investi nel millennio. Pianta sequoie. Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai piantato e che non vivrai per raccogliere. Afferma che le foglie quando si decompongono diventano fertilità. Chiama questo "profitto" […] Sorridi, il sorriso è incalcolabile, sii pieno di gioia […] Vai col tuo amore nei campi. Stendetevi tranquilli all'ombra, posa il capo sul suo grembo... e vota fedeltà alle cose più vicine alla tua mente. Appena vedi che i generali e i politicanti riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero, abbandonalo. Lascialo come segnale per indicare la falsa traccia, la via che non hai preso. Sii come la volpe, che lascia molte più tracce del necessario, alcune nella direzione sbagliata. Pratica la resurrezione".

pubblicato l'8 aprile 2011

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