martedì 16 agosto 2011

LE ACQUE


Fin dal suo sorgere, la filosofia si è posta domande sull’origine e sul destino delle cose. Il pensiero si rivolse, in prima battuta, ai quattro elementi: terra, aria, fuoco, acqua. Elementi che sono i mattoni del nostro mondo, fonti di vita ma anche di distruzione. Leggiamo nella “Metafisica” di Aristotele: "La maggior parte di coloro che primi filosofarono pensarono che princípi di tutte le cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono da ultimo, è elemento ed è principio degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni. E, per questa ragione, essi credono che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre”. Prendiamo uno di questi elementi, l’acqua: secondo il filosofo greco Talete, la Terra galleggia sull'acqua, su un Oceano infinito. L’acqua è l’arché, il principio di tutte le cose. Se vogliamo, tutti noi nasciamo nell’acqua del grembo materno. Nel mito greco, le ninfe Naiadi, divinità delle acque dolci, erano benefiche divinità della salute, e possedevano facoltà guaritrici e profetiche. Le ninfe Oceanine vivevano nei mari, le Nereidi nel Mediterraneo. In tutte e culture, l’acqua è simbolo di vita e di fecondità. L’acqua del diluvio universale cancella le colpe dell’umanità, un arcobaleno sulle acque suggella il nuovo patto tra Dio e gli uomini. Il battesimo è un lavacro dello spirito, che, rinnovellato, entra nella vita di Dio. Sirene e melusine, creature delle acque, affascinano ed ammaliano. Anche in India e a Babilonia, il mondo nasce da un oceano primordiale. È interessante che, come nel pensiero di Talete, questo oceano abbracci la terra, quasi a proteggerla, contenerla e nutrirla dei suoi balsami. Acheronte, Stige, Cocito, Flegetonte e Lete sono i cinque fiumi che, secondo la mitologia greca ricordata da Dante nella “Commedia”, solcano l’oltretomba. Nell’antico Vicino Oriente, una distesa d’acqua era posta al confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti. Essa portava il nome di Apsû ed era la principale fonte di vita del mondo. Troviamo l’Apsû nell’Enuma elish (“Quando in alto”), il celebre poema in lingua accadica del II millennio a.C. che narra della creazione dell’universo. Sempre nel mito greco, la ninfa nereide Teti, madre di Achille, immerge il figlio appena nato nelle acque del fiume Stige per assicurargli l’immortalità. Rimarrà fuori il tallone, e la freccia di Paride, colpendolo, ne provocherà la morte. Più tardi, nel Libro della Scala di Maometto - che narra del viaggio intrapreso dal profeta dell’Islam nel mondo dell’oltretomba - l’arcangelo Gabriele accompagna Maometto nel Paradiso “inferiore” per mostrargli le pene destinate ai peccatori. Poco prima di entrarvi l’angelo mostra al profeta «un’acqua che era più tersa e più chiara di ogni altra acqua, e assai più dolce del miele». L’angelo spiega la natura di quell’acqua: «Sappi che è ben fortunato chi beve l’acqua di questa chiusa; perché non se ne può bere tanta da stare male o da doverla rigettare. E quelli del Paradiso desiderano bere quest’acqua più di ogni altra che in esso si trovi. Ma nessuno ne beve se non quelli che credono in te, Maometto, che non ti abbandonano per alcun altro profeta che sia stato o che in futuro verrà». Come si vede, l’acqua è un elemento fondante delle religioni, dei miti cosmogonici, dei rituali di purificazione. Piogge benefiche, sorgenti, ruscelli: i luoghi sacri spesso sorgono vicino a corsi d’acqua e fonti, luoghi freschi, ombreggiati, pacifici. L’acqua rinfresca e nutre, ma è capace di erompere con violenza, quando e’ rotto il suo equilibrio nel territorio. Corsi d’acqua e laghi sono all’origine di molte leggende; una a noi vicina nasce dal corso dell’Adda, che confluisce nel fiume Po a monte di Cremona, e che ha dato origine, nell’antichità, alla leggenda di un vasto territorio paludoso, il lago “Gerundo”, infestato, dicono le leggende, da draghi e aliti pestilenziali e mefitici. "Sull'acqua comanda Iddio ... non si può togliere l'acqua alla terra che ha sempre bagnato; è un sacrilegio; è un peccato contro la Creazione", scrive Ignazio Silone in “Fontamara”. Aqua fons vitae. Acqua bene comune..

pubblicato il 26 novembre 2010

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