sabato 27 agosto 2011

GIORDANO BRUNO


“La Mente che ha disperso ovunque quelle nubi”. “Così io sorgo impavido a solcare con le ali l'immensità dello spazio, senza che il pregiudizio mi faccia arrestare contro le sfere celesti, la cui esistenza fu erroneamente dedotta da un falso principio, affinché fossimo come rinchiusi in un fittizio carcere ed il tutto fosse costretto entro adamantine muraglie. Ma per me migliore è la Mente che ha disperso ovunque quelle nubi […] Mentre mi sollevo da questo mondo verso altri lucenti e percorro da ogni parte l'etereo spazio, lascio dietro le spalle, lontano, lo stupore degli attoniti”. Giordano Bruno fu filosofo e letterato. Un pensatore libero ed appassionato. Il brano che avete letto contiene molti dei temi cari a Bruno: la Mente che dissolve le barriere del pregiudizio e rende l’uomo libero; la vittoria dell’intelletto sui falsi princìpi; l’uomo che non teme di affrontare la sfida della conoscenza e rompe le catene di un carcere interiore non meno opprimente di quello fisico. Un pensiero proprio del Rinascimento “inquieto”. La definizione è di uno studioso di filosofia, Nicola Badaloni, per il quale quell’epoca fu un “confuso crogiuolo del nostro moderno modo di pensare”. Un’epoca colma di energia, di rinnovamento culturale e sociale, nonché di grande fluidità politica. Niente a che vedere con una visione statica ed idilliaca di un Rinascimento fermo a pascersi di bellezza e di grazia. Fu un momento storico in cui di formarono idee e concetti che poi hanno percorso la cultura, magari in modo sotterraneo e nascosto, dando frutti inaspettati. Bruno ne è un esempio. Scrisse Antonio Labriola che nel pensiero del filosofo nolano si rintraccia il momento in cui un gran contrasto di forze e di correnti sociali, “diventa contrasto di idee e di tendenze”. Fece parte dell’ordine mendicante dei domenicani predicatori, diventando dottore in teologia, studioso di Tommaso d'Aquino e di Erasmo da Rotterdam. Da qui, dalla sua lettura di Erasmo, che è fonte della concezione moderna del pluralismo e della tolleranza, nacque l'apertura di un processo a suo carico, il suo peregrinare per tutta Europa, il rapporto curioso e tormentato con le varie correnti riformate, dal luteranesimo al calvinismo, le polemiche con la scolastica di stretta osservanza aristotelica, uno stile di vita anticonformista. Tradito a Venezia, consegnato all’Inquisizione romana, in una situazione resa ancora più dura dalla Controriforma, dopo lunghi anni di carcere fu arso vivo, il 17 febbraio 1600 , in piazza di Campo de' Fiori a Roma. Sarà ricordato come un martire del libero pensiero. “Quindi l'ali sicure all'aria porgo né temo intoppo di cristallo o vetro: ma fendo i cieli, e a l'infinito m'ergo. E mentre dal mio globo a l'altri sorgo, e per l'etereo campo oltre penétro quel ch'altri lungi vede, lascio a tergo”

pubblicato il 4 marzo 2011

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