domenica 14 agosto 2011

GIGANTI E DEI


Il gigantesco è meraviglioso e terrificante. Riveste una dimensione perturbante, in quanto fuori della misura umana. Nella “Teogonia” di Esiodo, “la stirpe dei Giganti” nasce da un cruento fatto di sangue: Urano “cosperso di stelle”, il cielo, e Gea, la terra, “sacra madre”, si uniscono e generano i Titani, che il padre costringe nelle viscere della terra, poiché li teme. Cronos, il Tempo, “fra tutti i figliuoli il più tremendo” (ed è notevole questa caratterizzazione del Tempo, terribile figlio degli inizi del mondo), che “d'ira terribile ardea contro il padre”, mutila con la sua falce il padre Urano. Dal sangue che sgorga dalla ferita nascono le Erinni “tremende”, e “gl'immani Giganti,/lucidi in armi, strette nel pugno le lunghe zagaglie”. Splendide leggende di un mondo primitivo, ctonio, cupo, in cui le forze della natura scatenate terrorizzavano gli esseri umani, inermi di fronte a loro. Pensiamo alle prime quattro “essenze”, come le chiama Esiodo, che nascono al sorgere dei tempi: “primissimo” è il Caos, poi Gea, la Terra, il buio Tartaro, luogo dei morti, e, finalmente, Amore (“ch'è fra tutti i Celesti il piú bello,/che dissipa ogni cura degli uomini tutti e dei Numi,doma ogni volontà nel seno, ogni accorto consiglio”). Leggende che mostrano simbolicamente le fasi della vita, il corso delle stagioni, i cicli della natura. Crono, il possente, l’astuto, a sua volta ha gran timore dei figli, e li inghiottisce, finché la sposa Rea non gli sottrae l’ultimo, Zeus, che sconfiggerà il padre, liberando fratelli e sorelle. Il Tempo divora i suoi figli, e solo la luce diZeus può sconfiggere e confinare il Tempo: Zeus lo sfolgorante, il numinoso, il lucente. La luce ha sconfitto l’oscurità, e si inaugura una nuova fase del mito, quella degli dei olimpici. Ma rimane il timore ancestrale verso la natura, le sue meraviglie e le sue deformità: rimangono le Erinni, le Moire, i Ciclopi, i Titani, i Giganti, che, per millenni, hanno stimolato l’immaginazione Scriveva il grande studioso di psicologia Carl Gustav Jung: “«Il principio dinamico della fantasia è il gioco, che è proprio anche del bambino e come tale sembra incompatibile con il principio del lavoro serio. Ma senza questo giocare con la fantasia non è mai nata opera d' arte. Il debito che abbiamo con il gioco dell' immaginazione è incalcolabile». L’iperbole, il fantastico, l’”horribile visu”, il gigantesco sono componenti importanti dell’immaginazione, dell’arte e quindi della vita. Dobbiamo farci i conti, se non altro per fronteggiarle e tenerle a bada. “Enorme è brutto”, scrive James Hillman in uno splendido saggio. Richiama le “devastanti enormità” che hanno contraddistinto il secolo scorso: dalla Grande depressione ai fenomeni totalitari, alle guerre mondiali, ai megatoni di energia per le esplorazioni spaziali, al “consumismo gargantuesco”. Un “gigantismo” diffuso, a volte incontrollato ed incontrollabile: poiché, “in assenza degli Dei, le cose si gonfiano fino a diventare enormità”. Prosegue Hillman: “Il primo grande compito degli Dei fu quello di sconfiggere i Titani e di cacciarli nel Tartaro, dove sarebbero stati tenuto lontani per sempre dalla terra dell’uomo”. Fu la volta di Metis, la saggezza, di Themis, la giustizia, delle Grazie e delle Muse. “Questi principi e queste forze archetipe vengono nel mondo soltanto quando c’è la sicurezza che il titanismo sia tenuto a bada. L’immaginazione civilizzata, l’immaginazione dell’ordine civico, ha inizio soltanto quando l’eccesso è circoscritto”. Quante cose ci insegna la mitologia. Quante cose emergono da un testo come la “Teogonia”. Sarà per questo che gli studi classici stanno per essere distrutti?

pubblicato il 16 ottobre 2010

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