sabato 13 agosto 2011

La passione della libertà


Un costante richiamo “a tenere finalmente conto dell’uomo nel suo libero porsi nel mondo”: è la cifra dell’impegno di una vita di Franco Basaglia, psichiatra, padre della legge n. 180 del 1978, la cui prima riga così recita: “Gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono volontari”. La passione della libertà, della volontarietà, del porsi nel mondo in maniera autonoma e consapevole. Autonomia è il darsi norma in prima persona, senza appellarsi ad autorità esterne, precostituite. E’ un continuo rapporto dialettico che si gioca nella realtà delle cose, un rapporto – direbbe Basaglia – tra antagonismo e unità. Leggeva Husserl, Heidegger, Merleu-Ponty, e prediligeva Sartre. La sua lezione – cioè, la concezione della responsabilità del tecnico e dell’intellettuale e la centralità della praxis, l’agire-nel-mondo – sta nel profondo della sua opera di medico e di intellettuale. Basaglia – di cui, in questi giorni, si ricorda il trentennale della morte, troppo precoce – combatté per restituire dignità alle esistenze degli internati nei manicomi: spesso rinchiusi perché “diversi”, fuori dagli schemi, “strani”, estranei. Esistenze fatte di mente e di corpo: Basaglia non accettava la violazione del corpo, la violenza esercitata sul corpo. “Il corpo è l’esperienza più profonda e insieme la più ambigua delle percezioni. Contemporaneamente presente e dimenticato”. E ancora: “ Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([...]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo ”. Quella legge, pur tra mille difficoltà, quella legge nata da una stagione di pensieri e pratiche straordinari e dalla riflessione e dal lavoro quotidiano di persone altrettanto straordinarie, regge. Ha retto ad attacchi oscurantisti, a scarsità di risorse dedicate, a indubbie difficoltà gestionali. Perché un grande pensiero l’ha nutrita, una grande generosità, un grande amore del mondoe dell’essere umano.

pubblicato il 3 settembre 2010

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