sabato 27 agosto 2011

Olismo e frammentazione gnoseologica


L’estrema frammentazione cognitiva e rappresentativa del mondo attuale rende appetibile un approccio sistemico ed olistico alla conoscenza. Un nuovo paradigma, quindi, capace di dare conto di una realtà segnata dalla globalizzazione, da un lato, e da innumerevoli differenze, dall’altro. Olismo, dunque, come visione di insieme, di sistema, che integra le singole parti per recepirle nel suo complesso. Nella cultura occidentale, sono il dettaglio, le singole parti, a prevalere. Il paradigma dominante meccanicistico- riduzionistico si affermò nel corso del XVII secolo, per mezzo delle figure di Copernico, Keplero, Galileo. Detto in maniera molto schematica, si trattò di superare lo schema di pensiero aristotelico-tolomaico-scolastico, in nome di strategie cognitive fondate sull'osservazione e sulla sperimentazione. Soffermiamoci su Cartesio, e sul duplice dualismo che il suo pensiero instaura, la prima tra sostanza infinita, cioè Dio, e sostanza finita: il mondo e le sue creature; la seconda, tra “res cogitans” e “res extensa”: la prima è lo spirito, la seconda è la materia. Res cogitans, poiché attributo essenziale dello spirito è il pensiero, e res extensa, in quanto attributo essenziale della materia è l’estensione: due entità irriducibili. Entità che si trovano comunque unite nell’essere umano, che è a un tempo anima e corpo. Le conseguenze nel pensiero filosofico saranno incalcolabili: una tra tutte, la teoria per cui, se la res cogitans è separata dalla res extensa, le idee non possono derivare dall’esperienza sensibili, ma sono innate. Il grande filosofo Nietzsche criticherà l’impostazione oggettivista e rappresentazionalista ereditata da Cartesio. “L’uomo finge di credere che ci sia un mondo indipendente dal soggetto, che possa averne una rappresentazione corretta e che la correttezza di questa descrizione del mondo passi attraverso la corrispondenza fra pensiero e realtà. Per smontare la versione oggettivista imperante nella storia del pensiero, Nietzsche revisiona il linguaggio perché è al suo interno che risiede la costruzione del mondo”. (D. De Leo). L’individuazione delle due dimensioni res cogitans e res extensa portò, quindi, alla separazione del soggetto osservatore dal soggetto osservato. Nasceva la meccanica, e quindi il meccanicismo. Nasceva l’interrogazione attorno allo “specialismo”: da una parte, ogni specialista conosce molto di un determinato ambito, ma nulla dei contesti di cui tale oggetto fa parte; dall'altro, non risponde a quello che rappresenta un organismo vivente, non riconducibile a singole parti, ma esistente come totalità. Facciamo un salto, e arriviamo al Novecento: si afferma l’idea che la percezione di ciò che è osservato dipende dagli schemi cognitivi di cui disponiamo e che, quindi, tale visione non sarà mai oggettiva. L’auspicio è che si affermi uno stile di pensiero dialogante, in grado di superare la dicotomia presente tra i paradigmi per dar vita ad una visione di sistema della realtà che, merita di essere compresa in tutta la sua complessità.

pubblicato il 18 marzo 2011

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