lunedì 29 agosto 2011

Nessun uomo è un’isola


Il vostro autore di noterelle filosofiche ha grande curiosità di esplorare materie di cui ha scarsa o nulla cognizione, ma che magari stimolano temi già affrontati o idee in fase di germinazione. Può accadere, allora, che ascolti una conferenza sul tema del cosiddetto “meccanismo specchio”. Si tratta di un processo basato sull’esistenza dei neuroni specchio, cellule motorie del cervello che si attivano sia durante l'esecuzione di movimenti finalizzati, sia osservando simili movimenti eseguiti da altri individui. La scoperta è stata opera di un gruppo di ricerca coordinato da Giacomo Rizzolatti, docente di Neurofisiologia all’Università di Parma, e, per un profano, quale è il sottoscritto, è assolutamente interessante, in quanto pone una base fisiologica all'empatia. È fondamentale, per sopravvivere, capire le azioni, le intenzioni e le emozioni degli altri. Avviene che il comportamento altrui (sia nel caso di azioni che di emozioni), dopo essere stato registrato nel sistema visivo, attivi le rappresentazioni motorie dell’osservatore, che corrispondono ai comportamenti osservati. Il significato delle azioni e delle emozioni degli altri è capito perché suscita nell’osservatore un’esperienza motoria che e gli già conosce. Quindi, non è indispensabile una mediazione cognitiva, per capire non solo che cosa stia facendo una persona, ma quali siano le intenzioni sottostanti l’azione osservata. Giova leggere quello che ha scritto Rizzolatti, insieme ai colleghi Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese: “Marco guarda Anna che prende un fiore. Marco sa ciò che sta facendo Anna - sta raccogliendo il fiore - e sa anche perché. Anna sta sorridendo a Marco, il quale prevede che lei gli rega¬lerà il fiore. Questa semplice scena dura pochissimo, ma Marco capisce quasi all'istante che cosa sta accadendo. Come fa a comprendere così facilmente l'azione e le intenzioni di Anna? Fino a una decina d'anni fa, i neuroscienziati e gli psicologi avrebbero attribuito la nostra comprensione delle azioni degli altri, e specialmente delle loro intenzioni, a un rapido ragionamento, più o meno identico a quello che usiamo per risolvere un problema logico: un sofisticato apparato cognitivo nel cervello di Marco elabora l'informazione incamerata dai suoi organi di senso e la confronta con le esperienze archiviate in memoria. Ecco come Marco può dedurre ciò che Anna sta facendo, e perché. Ma anche se talvolta si verificano operazioni deduttive di questo tipo, specie quando il comportamento di qualcuno è difficile da decifrare, la facilità e la rapidità con cui in genere comprendiamo azioni semplici suggerisce una spiegazione molto più diretta. All'inizio degli anni novanta, il nostro gruppo di ricerca all'Università di Parma, di cui all'epoca faceva parte anche Luciano Fadiga, scoprì quasi per caso la risposta in una classe di neuroni del cervello di scimmia, che si attivano quando un individuo esegue semplici azioni motorie dirette a uno scopo, per esempio afferrare un frutto. Ma l'aspetto sorprendente fu che quegli stessi neuroni si attivavano anche quando l'individuo vedeva un suo simile compiere la stessa azione. Poiché questo insieme di neuroni appena scoperti sembrava riflettere le azioni eseguite da un altro soggetto direttamente nel cervello dell'osservatore, li abbiamo chiamati «neuroni specchio»”. Il vostro autore, appunto da profano, non può fare a meno di pensare al grande John Donne: “Nessun uomo è un'Isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra. Se una Zolla viene portata via dall'onda del Mare, la Terra ne è diminuita, come se un Promontorio fosse stato al suo posto, o una Magione amica o la tua stessa Casa. Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'Umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la Campana: Essa suona per te”.

pubblicato il 15 aprile 2011

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